I lavoratori domestici addetti alla cura domiciliare di anziani, bambini e persone fragili vengano inseriti nella prima categoria dei soggetti cui sarà somministrato il vaccino.
È la richiesta unanime delle Parti Sociali firmatarie del Contratto nazionale del Lavoro Domestico. L’hanno inviata al Governo e ai ministri competenti Speranza, Catalfo, Lamorgese, Gualtieri, Bonetti, nonché al Direttore dell’Ufficio Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro) De Rosas, all’indomani della definizione del Piano per la vaccinazione anti Covid elaborato dall’Esecutivo Conte. L’appello è stato siglato dalle associazioni datoriali di settore Fidaldo (Assindatcolf, Nuova Collaborazione, Adlc, Adld) e Domina e i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf.
Per le Parti Sociali – è riportato in una nota congiunta – «badanti e baby sitter che prestano lavoro di cura domiciliare, per la tipologia delle mansioni prestate e per gli elevati fattori di rischio che incorrono nell’esercizio della professione, devono essere equiparate, come si desume dagli stessi indirizzi della Oms, agli operatori socio-sanitari che espletano la loro attività in ambito extradomiciliare».
I lavoratori domestici vengono definiti non a caso dal nuovo Contratto nazionale di categoria siglato nel settembre scorso «assistenti familiari».
Si tratta di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno operano a strettissimo contatto con le persone più vulnerabili, senza possibilità di effettivo distanziamento e quindi ad alto rischio di contagio da Covid-19.
Nuova Collaborazione sostiene in maniera convinta l’appello alle Istituzioni.
«Il lavoro domestico era già uno dei settori rimasto fuori dal protocollo sulle misure di prevenzione e contrasto alla diffusione del Covid negli ambienti di lavoro sottoscritto nella primavera 2020 dalle Parti Sociali su invito del Governo e ora viene escluso anche dal piano di somministrazione dei vaccini».
Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione, prima firmataria del CCNL nel 1974, rinnova l’appello alle Istituzioni che in queste ore hanno lavorato al Piano nazionale per i vaccini da somministrare nel nostro Paese: «Siamo molto preoccupati. In Italia la campagna di vaccinazione di massa del Ministero della Salute deve prevedere anche le figure di colf e badanti».
L’avvocato Savia, infatti, sottolinea come «proprio la figura del lavoratore domestico, per definizione a contatto con la categoria più fragile rispetto all’infezione da Covid -19, ossia gli anziani, dovrebbe essere subito coinvolta nella campagna di vaccinazione, al pari degli operatori socio-sanitari».
Altrimenti – conclude il presidente di Nuova Collaborazione – «si rischierebbe di mettere a repentaglio il lavoro di migliaia e migliaia di persone in tutto il Paese e di complicare ulteriormente la situazione di molte famiglie italiane che non possono prescindere, soprattutto in questa fase, da un aiuto domestico».