La famiglia è sempre l’ultima ruota del carro in Italia, nonostante sia un investimento sul futuro. Ne conseguono anche una politica fiscale complessa e poco lineare, che non aiutano – per esempio – il sostegno di chi assume regolarmente colf, badanti e babysitter.
Nel frattempo, siamo in tempo di dichiarazione dei redditi. Ricordiamo che i datori con lavoratori domestici alle proprie dipendenze possono dedurre dal proprio reddito i contributi a loro carico per un importo massimo di 1.549,36 euro all’anno. Nel caso, al commercialista, vanno consegnate le ricevute dei versamenti trimestrali all’Inps e i moduli del “pagoPa”.
Inoltre, per gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti, il datore di lavoro con reddito complessivo inferiore a 40mila euro può detrarre dall’imposta lorda il 19% delle spese sostenute, per un importo massimo di 2.100 euro all’anno. La detrazione spetta al soggetto non autosufficiente o ai familiari che affrontano la spesa; viene richiesto il certificato medico che attesti la condizione di non autosufficienza, da esibire a richiesta dell’amministrazione finanziaria, e le ricevute delle retribuzioni erogate, firmate dall’assistente familiare.
Adesso si aprono nuove prospettive con il Family Act e l’assegno unico, che bisognerà vedere alla prova dei fatti.
Di questo e altro parla il presidente nazionale di Nuova Collaborazione, l’avvocato torinese Alfredo Savia in Quattro chiacchiere in famiglia, il format video pensato per comprendere meglio il mondo del lavoro domestico.