La Regione Piemonte ha dato alcuni chiarimenti sul lavoro domestico circa l’ordinanza 36 del 3 aprile. Tutto questo anche in seguito alla lettera che il presidente di Nuova Collaborazione e della Fidaldo, l’avvocato torinese Alfredo Savia, aveva scritto al presidente del Piemonte Alberto Cirio per avere alcuni chiarimenti.
In particolare, circa il punto 17 relativo alle colf, là dove si cita “la possibilità a chi svolge mansioni di collaborazione domestica (colf) di poter svolgere la propria attività solo in presenza di esigenze comprovate e indifferibili”. Le “esigenze comprovate e indifferibili” – chiarisce la Regione – si intendono riconosciute, a mero titolo esemplificativo, al personale di collaborazione domestica in servizio presso: operatori sanitari, personale comunque coinvolto nella gestione dell’emergenza COVID-19 e personale delle attività non oggetto di chiusura e non oggetto di lavoro agile, persone anziane – o autosufficienti con malattie croniche, o in situazione di fragilità – che hanno difficoltà a adempiere agli acquisti di generi essenziali ed alle attività di igienizzazione dell’abitazione.
Com’è noto, infatti, la Regione ha dato un giro di vite per contenere la diffusione del Coronavirus. È stato imposto uno stop alle collaboratrici domestiche impiegate nella sola cura della casa e sono state introdotte limitazioni al lavoro di Colf e badanti la cui attività era stata inclusa da precedente decreto del Governo fra quelle essenziali, cioè autorizzate a proseguire.
Circa le babysitter, non menzionate nell’ordinanza, sul sito della Regione Piemonte è stato precisato domenica 5 aprile che la loro attività non viene sospesa.
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